Coronavirus nei bambini, in prima battuta si è stati convinti che la categoria pediatrica si potesse salvare.
Il tempo ha smentito quella che, col senno di poi, si è rivelata una mera ipotesi.

Un recente studio americano viene in nostro aiuto. Nello specifico, si tratta della indagine condotta dal Children’s National Hospital di Washington. Ma anche la ricerca pubblicata su MedRXiv.
L’indagine americana sul Coronavirus nei bambini
L’indagine è stata condotta su un campione di 315 bambini affetti da COVID-19 (età media 8,3 anni) e 1402 bambini affetti da influenza stagionale, A o B (età media 3,9 anni).
L’evidenza ha rilevato che fra le due opzioni non si riscontrano differenze né riguardo all’ospedalizzazione, anche in terapia intensiva, né riguardo all’uso della ventilazione assistita.
Anche la sintomatologia è comune. I piccoli pazienti ricoverati per Covid-19 hanno riportato sintomi come febbre, vomito o diarrea; mal di testa, mialgia o dolori muscolari e dolori al torace, tuttavia in misura maggiore rispetto ai ricoverati con influenza.
Tra i sintomi anche tosse e mancanza di respiro ma ai fini dell’evidenza non sono risultati statisticamente significativi.
Le uniche caratteristiche cliniche che distinguono il Covid-19 e la SARS-CoV-2 si sono concretate nella presenza di anosmia (perdita dell’olfatto) e ipogeusia (capacità ridotta, se non assente, nel percepire il gusto).
Lo studio pubblicato su MedRXiv
A quanto detto prima, in merito al Coronavirus nei bambini si aggiunge lo studio pubblicato su MedRXiv. Per chi non lo sapesse, si tratta del sito su cui vengono pubblicati gli studi scientifici in attesa di revisione. L’età media del campione analizzato è di 10,1 anni (992 bambini di età compresa tra 2 e 15 anni). Su 68 partecipanti risultati con risposta anticorpale positiva al SARS-CoV-2, 34 erano asintomatici.
Le variabili indipendenti individuate ed associate al Coronavirus, risultano ben precise, anche con sintomi impercettibili. Oltre alla anosmia e ipogeusia, sono le seguenti: familiari infetti, stanchezza/fatica e sintomi gastrointestinali, ovvero diarrea e vomito.

Conclusioni
Una cosa è certa: Coronavirus e influenza non coesistono. O una o l’altra.
E per quanto il Coronavirus possa far paura, la morte rimane un evento raro e le uniche morti avvenute presentavano patologie preesistenti. Certo non mancano esiti clinici gravi, come la altrettanto rara sindrome infiammatoria acuta multisistemica [*], tuttavia, fino ad ora, i pazienti pediatrici sono guariti.
Al contrario dell’influenza che può sia dar luogo ugualmente a complicazioni gravi (infezioni polmonari ad esempio), che portare alla morte.
Può forse rassicurare (prendiamolo con le pinze) il fatto che i pazienti affetti da Coronavirus fossero anche i più grandicelli. O avevano già delle condizioni cliniche di base.
Sull’analisi dell’ISS [**] viene infatti riportata una precisazione.
I 4 bambini deceduti, 2 con età inferiore ad un anno e 2 tra i cinque e i sei anni, presentavano già una situazione molto compromessa di base.
La SARS-COV-2 può aver concorso ad aggravare la situazione ma non ha provocato la morte come causa principale di essa.
Come capire, dunque, se si tratta di Covid o di influenza?
L’unica certezza che può essere d’aiuto, a conti fatti, sembra proprio essere la presenza dei sintomi gastrointestinali. Oltre alla perdita di olfatto (anosmia) e alla capacità ridotta, se non assente, nel percepire il gusto (ipogeusia).
E più della tosse è rilevante, come campanello d’allarme, la febbre. Motivo per cui è davvero importante misurarla frequentemente.

♠️
[*] Per approfondimenti sulla sindrome infiammatoria acuta multisistemica e il rapporto con la malattia di Kawasaki potete dare un’occhiata qui. Troverete il rapporto italiano in merito dell’ ISS.
[**] Per approfondimenti sui decessi pediatrici dell’ISS potete leggere qui.
Per ulteriori approfondimenti:
Lista sintomi – CDC (Center for Disease Control and Prevention)
Caratteristiche cliniche – ECDC (European Center for Disease Prevention and Control)
Fonti:

– Postilla –
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