Ferro di cavallo portafortuna, il perché della credenza

Ferro di cavallo portafortuna, il perché della credenza

Il ferro di cavallo portafortuna, una credenza antica, che ancora sopravvive ai giorni nostri!

Dall’epoca precristiana ad oggi, il ferro di cavallo è considerato un vero e proprio talismano, un oggetto magico e al contempo quasi sacro, capace di tenere lontano malocchio e negatività.

Torna anche in questo caso la dicotomia sacro/profano a far valere una qualsivoglia credenza popolare su un oggetto. Un contrasto fuso in una visione univoca che attribuisce a qualcosa un dato potere e significato, sempre e comunque.

Ho citato l’epoca precristiana ma il ferro di cavallo potrebbe trovare radici anche in periodi antecedenti. Dubito sia un errore farlo risalire all’epoca in cui viene scoperto il ferro.

I poteri magici del ferro

Caliamoci in epoca medievale. L’Alchimia affermava che ogni metallo avesse un pianeta corrispondente. Lungi dall’inerpicarmi in una digressione in tale ambito (pur amandolo) mi limiterò a dirvi che il ferro corrispondeva al pianeta Marte. Una corrispondenza tutta simbolica che inevitabilmente collega questo metallo alla guerra, all’arte bellica.

Protezione e al contempo mezzo per le influenze negative, è un elemento assolutamente magico. Indossato è capace di portare fertilità e guarigione (era infatti usato dai medici medievali a tale scopo). Può addirittura fungere da collegamento tra i vivi e i morti e al contempo tenere lontani gli spiriti maligni.

E’ strettamente collegato alla calamita e come tale calàmita ciò che si desidera, sotto forma di talismano.

Il ferro aveva anche un’altra importante funzione: tenere lontane le streghe. Era convinzione diffusa che queste temessero i cavalli e tutto ciò che li riguardasse, per questa ragione volavano sulle scope. Quando una strega era catturata e uccisa, proprio per questo motivo si inchiodava un ferro di cavallo sulla sua bara, in modo che non potesse tornare in vita a tormentare i vivi.

Cito per completezza i Greci, che credevano il ferro magico perché capace di allontanare la malvagità e per la sua forma a mezzaluna, collegata alla fertilità. Similarmente i Romani assimilavano la forma del ferro di cavallo a Iside.

Il ferro di cavallo e la fortuna, aneddoti

Il ferro di cavallo fa la sua comparsa sempre nel medioevo. Prima i cavalli ne erano sprovvisti ma gli zoccoli si consumavano con le relative conseguenze per gli animali stessi. Si iniziò allora ad applicare il ferro agli zoccoli, per prolungarne salute. La cosa apportava anche vantaggio in periodo bellico (ferro->Marte->guerra->fortuna – N.d.R), in quanto si aveva un attacco sui nemici più incisivo, così la ferratura diventò una prassi fino a diventare normalità, indipendentemente dalla guerra.

L’aneddoto dei due viandanti e il ferro di cavallo portafortuna

Un aneddoto che collega il ferro di cavallo alla fortuna vede come protagonisti due viandanti vagabondi. I due camminavano sotto il rovente sole estivo quando notarono qualcosa che scintillava per terra. Era un ferro di cavallo. Solo uno di loro, sebbene affaticato, volle chinarsi per raccoglierlo, l’altro tirò avanti perché non volle fare la fatica di fermarsi per chinarsi.

Al primo paese che incontrarono, il viandante che aveva raccolto il ferro di cavallo lo rivendette e con il ricavato acquistò della fettuccia e degli spilli. Ciò che aveva acquistato con il ricavato della vendita del ferro di cavallo, lo vendette ad altri in qualità di venditore ambulante. Con il ricavato acquistò altra merce che di nuovo rivendette e così via, fino ad aprirsi un bel negozio che lo fece arricchire. Indubbiamente l’oggetto di ferro gli aveva portato fortuna.

E il secondo viandante? Lui preferì continuare a vagabondare andando a farsi aiutare dal primo quando aveva bisogno. Il primo viandante, ormai proprietario di bottega, lo aiutava volentieri ma le monete che gli dava le lasciava cadere in terra, così che l’altro dovesse chinarsi per raccoglierle. Altro non era che una lezione, poiché infine gli spiegò che il gesto di lasciarle cadere in terra non era dettato da disprezzo ma dall’intenzione di fargli capire che se quel giorno si fosse chinato a raccogliere allo stesso modo il ferro di cavallo, non avrebbe più dovuto umiliarsi per sfamarsi.

Trovate la storia sul libro (raro) di Virginia Majoli Faccio: L’insidia del Meriggio.

I cavalieri e i popolani

Il collegamento tra ferro di cavallo e fortuna si fa risalire anche all’epoca in cui i cavalieri passavano a cavallo nelle vie delle cittadine. In quel tempo tutti cercavano di avere ferri di cavallo in casa perché poteva capitare che il cavallo del cavaliere ne perdesse uno. Ecco che provvidenzialmente glielo si forniva ed in cambio si ottenevano monete. Una bella fortuna no?

Dal paganesimo alla religione

Ma il ferro di cavallo portafortuna come approda alla religione? E’ presto detto.

Più su ho accennato ai Greci e ai Romani. Ebbene i Romani, che ferravano i cavalli per proteggerne gli zoccoli e al contempo ritenevano il ferro di cavallo un potente talismano con poteri magici, trasmisero la credenza pagana ai cristiani.

I cristiani traslarono questa credenza pagana in un aneddoto religioso, diffondendo una leggenda che imperversò dal X secolo in poi: la leggenda di San Dunstan.

La leggenda di San Dunstan e il ferro di cavallo

San Dunstan ovvero Dunstano di Canterbury, diviene Arcivescovo di Canterbury nel 959 d.C., muore nel 988 e verrà canonizzato nel 1022. E’ protagonista di diversi aneddoti che vedono il Diavolo come sfortunata controparte che cerca di ottenere la sua anima. In un aneddoto ci riesce parzialmente, ovvero solo per 3 giorni e da qui deriva la leggenda dei Tre Giorni di San Dunstano ma questa è un’altra storia.

Ai tempi in cui Dunstano era abate nel monastero di Glastonbury si dilettava in una piccola fucina come fabbro ed invero era anche bravo (viene infatti considerato il Patrono degli orefici, N.d.R.). Il Diavolo aveva già tentato di irretirlo senza successo ma l’aneddoto che si ricollega al ferro di cavallo portafortuna è il successivo tentativo del maligno.

Le versioni sono due.

La prima versione:

Il Diavolo si presenta a Dunstano con le sembianze di un viaggiatore assieme al proprio cavallo. Con la scusa che all’animale manca un ferro, gli chiede di ferrarlo e l’uomo accetta di buon grado. Pronto con ferro di cavallo, chiodi e martello, si china per alzare la zampa del cavallo ma si accorge che il suo padrone non ha i piedi bensì zoccoli. La reazione è immediata. Rendendosi conto che si trattava del Diavolo, invece di ferrare il cavallo, aggroviglia e incastra dolorosamente tra i peli della gamba il ferro di cavallo, talmente bene che il Diavolo stesso sofferente gli chiede di toglierlo. Il futuro Santo acconsente ma solo dopo la promessa che non sarebbe mai più entrato dove ci fosse stato un ferro di cavallo.

La seconda versione:

Il Diavolo si presenta a Dunstano come uomo e gli avanza una strana richiesta: quella di sistemargli il ferro ad un piede che effettivamente si presenta caprino. Il fabbro capisce subito chi ha davanti ma accetta, dicendogli che per farlo deve bloccarlo contro una parete. Il Diavolo acconsente e si fa immobilizzare ma il lavoro viene eseguito in maniera così deliberatamente dolorosa che si ritrova a chiedere pietà per essere liberato. Il furbo Dunstano non cede, non prima di essersi fatto giurare dal Diavolo di non entrare mai più nelle case e nei luoghi che avessero avuto un ferro di cavallo appeso alla porta.

E così fu, in entrambe le versioni, il maligno mantenne la promessa.

Dal X secolo ad oggi

La leggenda di San Dunstan fomentò la convinzione che il ferro di cavallo tenesse lontane le malignità, così la gente iniziò ad appendere il ferro di cavallo portafortuna sui telai delle porte ed in seguito anche più in basso, all’altezza del battente. Si diffuse l’abitudine di avere battenti direttamente a forma di ferro di cavallo che finivano per assolvere ad una duplice funzione: portafortuna e battente stesso.

ferro di cavallo portafortuna
Batacchio portafortuna by Amazon: lo trovate qui ma anche qui in ottone anticato e qui in ghisa.

Oggi

Il ferro di cavallo è considerato fortemente un portafortuna anche ai giorni nostri. Soprattutto se trovato per caso. Porta fortuna anche quando viene regalato e la buona sorte sarà maggiore a seconda di quanti fori ci sono sul perimetro. Se poi ci sono anche i chiodi ancora meglio (sempre dispari mi raccomando)!

Sembrerebbe che porti fortuna anche se portato indosso.

Orecchini portafortuna! Non sono graziosissimi?

Toccare un ferro di cavallo porta certamente fortuna (toccare ferro, anche questa è un’altra storia) ma quando effettivamente è appartenuto ad un cavallo, dunque è stato usato. E deve provenire dalle zampe anteriori, altrimenti porta sfortuna (come fare a capire a quale zampa apparteneva non si sa). Un ferro di cavallo perduto dall’animale è carico di energia positiva e se è stato lasciato vuol dire che ormai ne era pieno.

Come si appende il ferro di cavallo secondo gli antichi

Il ferro di cavallo deve avere le punte rivolte in alto quando è appeso sopra la porta dall’interno. Assomigliando ad una coppa, piena di sentimenti e positività, terrà gli abitanti della casa sempre al sicuro da ciò che c’è all’esterno.

Se viene appeso con le punte in basso, si raffigurerà una sorta di cupola che proteggerà gli abitanti della casa da energie negative, sfortune, malattie, problemi ed invidia. In quest’ultimo caso soprattutto però, deve essere appeso all’esterno e sempre sopra la porta (che non sia di metallo. Altrimenti va bene anche una finestra).

E ricordate, mai di vetro, plastica o carta (non hanno alcun potere). Se proprio non lo trovate di metallo, che sia almeno di ceramica o legno.

– Postilla –

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Img in copertina della porta: Pinterest

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