
Per chi vive a Torino, o viene in visita nel capoluogo piemontese, Il Museo Egizio è uno di quei luoghi che devono essere visitati. I reperti archeologici conservati all’interno dell’edificio sono distribuiti in modo stimolante, al fine di rendere il percorso attrattivo per tutti i generi di visitatori.
In ogni stanza si respira l’atmosfera di un’epoca antica e misteriosa, e per coloro che sono appassionati di esoterismo e magia è un’esperienza da non farsi sfuggire!
Un po’ di storia sul Museo Egizio
L’interesse per la civiltà nilotica iniziò con Carlo Emanuele I di Savoia. Egli entrò in possesso della Mensa Isiaca, ossia di una tavoletta in bronzo di epoca romana avente degli intarsi che imitavano i geroglifici dell’antico Egitto.

Il Museo delle Antichità Egizie di Torino, noto come Museo Egizio, fu fondato da re Carlo Felice di Savoia nel 1824. Il sovrano acquisì una collezione dal console di Francia, Bernardino Drovetti, durante l’occupazione in Egitto. Questa collezione contava ben 5.628 reperti di qualità.
Per dare vita al primo Museo Egizio del mondo, re Carlo Felice mise insieme la collezione di reperti egizi di Drovetti con altre collezioni di antichità in possesso di Casa Savoia, tra cui anche quella di Vitaliano Donati.
Tra il 1900 e il 1935 la Missione Archeologica Italiana effettuò altri ritrovamenti, i quali vennero portati in Italia e aggiunti a questa ampia collezione.
I reperti archeologici ritrovati dalle varie spedizioni presenti su suolo egizio, in quel periodo storico, erano suddivisi tra l’Egitto e il paese di origine della spedizione. Oggi le cose sono totalmente cambiate, tutto ciò che viene ritrovato rimane in Egitto.
La sede del Museo Egizio di Torino si trova nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze, un imponente edificio del seicento in pieno centro città, costruito all’inizio del 1679 dall’architetto Michelangelo Garove.
Il progetto originario inizialmente fu dell’architetto Guarino Guarini. Per raccogliere, e accogliere, la prima collezione, l’edificio dovette subire delle ristrutturazioni in alcune sue parti. La struttura, caratterizzata da un vasto pianterreno e da altissimi soffitti, era l’ubicazione ideale per ospitare statue di grandi dimensioni, che in origine si trovavano in esterni di luoghi di culto e di Templi.
Magia bianca e magia nera
Torino, come ho già scritto in un precedente articolo, è una città magica dove convivono la cosiddetta magia bianca e quella nera.
Il Museo Egizio, per gli esperti dei rispettivi settori, riveste un’importanza notevole. Al suo interno pare che vi siano custoditi numerosi oggetti caratterizzati da cariche negative e positive. Questi creano un enorme campo energetico in cui sono attive forze di luce e forze appartenenti alle tenebre.
Tra i reperti ritenuti con forte carica negativa ci sono gli oggetti appartenuti al Faraone Tutankhamon. Pare sia esposto un solo reperto appartenutogli, mentre gli altri si trovano nei sotterranei dell’edificio.

Si trova all’interno del museo anche la piccola testa mummificata del malefico fratello di Tutankhamon: Seth, il quale assassinò Osiride (Dio dei morti e dell’Oltretomba).
Gli strumenti magici presenti all’interno del museo sono strumenti che il Faraone e la classe sacerdotale utilizzavano con precise finalità, che a noi, nella maggior parte dei casi, sono ignote. È possibile vedere chiavi della vita, lo Zed (il bastone di Potenza), cavigliere, corna, bracciali e amuleti vari.
Sono tutti oggetti che aprono dei circuiti, che possono essere utilizzati per raccogliere o distribuire l’energia, creati con precisione e perfezione tecnica e magica.
Gli egizi e il ciclo dell’umanità
Gli egizi conoscevano le leggi che regolavano l’Universo, le creature e i rapporti generati tra Dio e l’Uomo. Controllavano, attraverso le linee sincroniche, i rapporti con le Potenze Superiori. In tal modo credevano di poter instaurare delle sequenze di eventi possibili che potevano riguardare l’Egitto stesso.
Pensiamo al mantenimento delle dinastie, alla predisposizione verso le reincarnazioni, alla creazione di eventi avversi per poter difendersi dai nemici. Ma anche agli atti curativi per curare il popolo e garantire a esso la salute, all’allagamento del Nilo per poter rendere fertili i campi, etc.
Il ciclo vita/morte/vita, operando in questo modo, diventava continuo attraverso la reincarnazione. La scienza magica divenne sempre più sofisticata, fino al punto di arrivare alla programmazione delle nascite e, in alcuni periodi storici e in alcuni casi speciali, arrivava anche a soddisfare le esigenze storiche di un popolo.
Questo avvenne perché doveva essere perseguito un percorso evolutivo dell’umanità, attraverso la “guida stimolo” di Maestri tornati sulla terra attraverso la reincarnazione.

Le istruzioni per il passaggio nell’aldilà
Il Museo Egizio conserva il Libro dei Morti, ossia il lunghissimo papiro contente delle vere e proprie istruzioni per indirizzare il defunto nell’aldilà. Questo documento risale al 332-320 a.C.
Nell’antico Egitto era usanza inserire nella maggior parte dei corredi funerari queste indicazioni, considerate essenziali per l’anima e il viaggio che avrebbe intrapreso.
Il Libro dei Morti conservato nel museo di Torino, tra quelli ritrovati, è il papiro più dettagliato e completo in materia. È lungo 864 cm ed occupa un’intera parete.
Curiosità sul Museo Egizio
Per importanza il Museo Egizio di Torino è il secondo al mondo, dopo quello de Il Cairo. I reperti custoditi all’interno dell’edificio sono all’incirca 40.000: 3.300 sono disposti nelle sale museali e all’incirca 12.000 sono collocati nelle Gallerie della Cultura Materiale, ovvero un percorso nuovo allestito in una parte dei magazzini del museo.
Tra i papiri esposti è possibile osservare anche quello dello sciopero, un documento che ci permette di conoscere le dinamiche dei più antichi scioperi avvenuti nella storia. Questi eventi sono accaduti sotto il regno di Ramesse (o Ramses) III e coinvolsero gli artigiani e gli operai impiegati per costruire le tombe reali di Luxor.
Un’intera sala è dedicata alle mummie degli animali: coccodrilli, gatti, ibis, sciacalli, animali considerati sacri. In questa stanza vi è anche la Tela di Gabelein, la più antica pittura su lino che rappresenta momenti di vita quotidiana e di usanze dell’epoca, come la caccia, la danza e la navigazione.

All’interno del museo è presente la tomba del più famoso architetto egizio, risalente a 4000 anni fa. Kha, infatti, lavorò per i grandi Faraoni della XVIII dinastia e coordinò i lavori della Necropoli Tebana, con la mansione di capo architetto.
Il suo lavoro venne apprezzato talmente tanto che si guadagnò una tomba uguale in tutto e per tutto a quella dei regnanti, con la sola differenza che la sua era più piccola. L’archistar fu seppellito insieme alla moglie Merit, che morì prima di lui. Il loro corredo funerario è composto da circa 460 pezzi e sono presenti abiti, attrezzi da lavoro, unguenti, mobili, stoviglie e anche una parrucca spettacolare, rimasta perfettamente intatta.
La maledizione del Faraone
Nei primi anni 2000 ci furono diversi casi di bambini colpiti da malessere e intossicazione durante la visita al Museo Egizio e subito si gridò alla maledizione del Faraone. Dopo un’attenta indagine, si scoprì che la causa di questi eventi era un solvente usato per pulire le teche. Molti, ancora oggi, continuano a parlare di un’antica maledizione faraonica ai danni dei curiosi.
I legami tra gli Egizi e Torino sono molto più antichi rispetto alla fondazione del Museo Egizio. La leggenda racconta che questa città venne costruita da un principe egizio, Pa Rahotep.
Il sovrano dovette abbandonare l’Egitto e, dopo un primo sbarco sulle coste della Liguria, arrivò in Piemonte dove fondò Eridanea, sulle sponde di un fiume che si chiamò per molto tempo Eridano (l’odierno Po).
Introdusse in questa città il culto del dio Api, divinità che era raffigurata con le sembianze di un Toro. Da qui potrebbe derivare il nome di Torino.

Img da risorse gratuite (copertina) – Testo by Laura Danesi per IlPumoGiallo©