In bocca al lupo, il significato di questo augurio

In bocca al lupo, il significato di questo augurio

In bocca al lupo! Quante volte lo avete detto o quante volte ve lo siete sentito dire?

Normalmente si risponde: crepi! ma ultimamente va parecchio rispondere: viva il lupo! Cosa significa questo augurio e come sarebbe corretto rispondere?

Il Pumo ha cercato la risposta, la trovate continuando a leggere.

In bocca al lupo, le origini del detto

Per comprendere le origini della formula, bisogna andare molto indietro nel tempo, alla concezione che si aveva di questo animale.

Nel medioevo il lupo era visto come un animale cattivo, molto pericoloso e falso, fedele solo ai suoi simili. Si aveva paura di lui perché era furbo e spietato, perennemente influenzato dalla fame vorace ed impulsiva.

Veniva anche dipinto in condizioni vagabonde e malmesse che ne accentuavano la figura non proprio raccomandabile.

Questa visione si rifletteva nei modi di dire (tempo da lupi, fame da lupi, il lupo perde il pelo ma non il vizio, gridare al lupo e così via) ed anche nelle favole (Esopo, Fedro e La Fontaine ad esempio). Un esempio su tutti: Cappuccetto Rosso di Perrault. Senza contare, appunto, l’utilizzo per spaventare i bambini.

Tutto ciò confluiva nell’associare la figura del lupo alla mala sorte, alla sfortuna.

in bocca al lupo

Il lupo come sfortuna

All’epoca la caccia era all’ordine del giorno. I cacciatori andavano nei boschi e rischiavano di incontrare il lupo che avrebbe potuto rappresentare un pericoloso ostacolo da affrontare. L’animale non era pericoloso solo per loro ma anche per i pastori e gli abitanti, giacché la sua vorace ed impietosa fame metteva a rischio il gregge ed anche gli animali che si allevavano nei cortili. Ed ovviamente le persone, più di tutti i poveri viandanti che attraversavano i luoghi.

Motivo per cui avevano come scopo cacciarlo ed ucciderlo (gesto eroico).

Ed ecco qui il primo significato della locuzione: in bocca al lupo. Quando i cacciatori si avventuravano per la missione, gli si augurava per intendere: buona caccia.

L’accezione magica e scaramantica del modo di dire e le risposte

Augurare “in bocca al lupo” equivaleva a scongiurare la malasorte. Ed il cacciatore doveva rispondere: crepi! (in pratica = crepi la malasorte). Perché per andare in bocca al lupo (o nella tana del lupo, per citare un altro modo di dire), ovvero a cercarsi il pericolo, ci voleva molto coraggio ma anche altrettanta fortuna. Ripetere augurio e risposta equivaleva ad una specie di scongiuro. Insomma, era una buona dose di convinta scaramanzia.

L’interpretazione positiva del “in bocca al lupo” e la risposta “viva il lupo”

Eppure c’è anche un’interpretazione positiva di questo animale. E la si ricollega alla famosa lupa che allattò i gemelli Romolo e Remo, salvandoli da morte certa.

In generale si richiama proprio la figura della lupa come madre che, prendendo i cuccioli con la bocca, li sposta verso luoghi sicuri, li protegge dagli eventuali pericoli.

Esiste anche un collegamento con il mondo della navigazione, in cui si usava una lavagna su cui veniva segnato il numero delle merci che si riportavano indietro al porto della Giudecca, nonché degli uomini che ritornavano (salvi). La lavagna in questione aveva un nome specifico: bocca del lupo. L’augurio, in questo senso, significava: buona navigazione.

Vien da sé che, in questi casi, il lupo è associato alla positività, alla fortuna, la buona sorte. La risposta dunque da dare a chi augura: in bocca al lupo, non è “crepi” bensì: grazie! oppure viva il lupo! perché ci stanno augurando di essere protetti e di avere fortuna.

In conclusione: sta tutto nel “crepi!” e nella superstizione

Quando oggi si risponde “viva il lupo” all’augurio rivolto, non vuol dire che la persona sia un’animalista convinta ma semplicemente che adotta la seconda versione del significato dato all’augurio.

La versione negativa è da ricondurre al termine: crepi. Nel caso del lupo, identificato con la malasorte, augurargli di “crepare” significa scongiurare la malasorte stessa. Si pensi ad altri modi di dire, come “crepi l’avarizia”. L’intento è lo stesso, cambia solo l’oggetto.

Traslato in altre espressioni, l’augurare a qualcosa o qualcuno di “crepare” ha la funzione opposta ovvero funge volutamente da malaugurio. Vero è che, anche oggi, sentirsi dire: “che tu possa crepare!” oppure semplicemente “crepa!” non lascia tanto adito al dubbio, vien da sé che per quanto si dica di non essere scaramantici, un bel paio di corna a scongiurare la iettatura (se non altri gesti) le si fanno, sia pure nascondendo la mano in tasca.

Perché, come ho già detto qui, essere superstiziosi è da ignoranti ma non esserlo porta male (cit. E. De Filippo)!

– Postilla –

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