Vitalizi parlamentari ripristinati: cosa sono realmente?

- Giugno 30, 2020

Vitalizi parlamentari, agli occhi della gente comune, quella che il pane se lo suda, appaiono come rendite d’oro ingiuste.

Soprattutto in un momento come questo, in cui il Covid, e le misure adottate contro il virus, hanno messo in ginocchio tantissimi italiani.

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Una vera e propria sopravvivenza consapevole, senza tanti fronzoli. Si tratta di ciò che inevitabilmente appare come uno schiaffo alla miseria. Senza se e senza ma. E i commenti sui social si sprecano.

In un momento in cui la gente non arriva a fine mese e ancora aspetta una cassa integrazione che non arriva.

Che attende fiduciosa (?) provvedimenti concreti da questo governo per un misero aiuto ad uscire dalla crisi in cui si è sprofondati senza colpa.

Ecco che in questo momento arriva “tra capo e collo” di tutti noi disgraziati, l’annullamento della delibera sul taglio dei vitalizi.

Vitalizi pagati dai contribuenti. Perché da quando la Cassa di Previdenza dei Parlamentari (nata nel 1956) è stata chiusa, li pagano i cittadini.

L’ottica da cui si guarda la questione è quella, appunto, di un cittadino in difficoltà che vede una categoria forte e già privilegiata, pretendere altro denaro.

Reclamarli in un momento in cui le risorse andrebbero distribuite in maniera equa a chi ne ha urgentemente bisogno.

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E invece di preoccuparsi di questo, invece di pensare alle tasche degli italiani (motivo per cui occupa e ha occupato il posto di cui gode o ha goduto) pensa alle proprie.

Questo il quadro che emerge.

La delibera di annullamento

Che cosa è successo?

La notte del 25 giugno 2020 la Commissione Contenziosa del Senato, presieduta da Giacomo Caliendo (Forza Italia), annulla la delibera del Consiglio di Presidenza datata 16 ottobre 2018.

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La delibera è responsabile del taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari, sostanziata dall’introduzione del calcolo per gli assegni basato su metodo contributivo e non più retributivo.

Tre su cinque votano per l’annullamento, Giacomo Caliendo, Giuseppe Della Torre e Gianni Ballarani, e gli unici che votano il no sono due Senatori della Lega: Simone Pillon e Alessandra Riccardi (ex 5stelle).

Lungi da me inerpicarmi sugli intenti politici che, chiaramente, vengono recriminati sui social, mi diletterò a spiegare su cosa si è basato questo annullamento.

Il nocciolo della questione sui vitalizi

Cosa sta alla base dell’annullamento?

Il riconoscimento al vitalizio per gli ex parlamentari della natura di pensione (sulla base di Ordinanze della Cassazione a Sezioni Unite dell’ 8 luglio 2019) e i requisiti di legittimità (5) per la riduzione degli importi pensionistici (riconosciuti dalla Corte Costituzionale nella Sentenza del 5 giugno 2013).

I 5 requisiti di legittimità:

  • Il taglio non deve essere retroattivo. Invece lo è.
  • Non deve avere effetti perenni. Li ha.
  • Non deve essere circoscritto ad una sola categoria. Lo è.
  • Il taglio deve essere ragionevole. Non è stato ritenuto tale.
  • Deve dichiarare dove si collocheranno i risparmi decurtati. Evidentemente era irrilevante dichiararlo.

Sta tutto qui. E’ la legge stessa dunque che fornisce ai ricorrenti (quasi 2000 ex parlamentari) lo strumento per riappropriarsi dei suoi diritti. Una legge alla quale si ricorre parallelamente alla propria legittima regolamentazione interna.

Vitalizi parlamentari, sono realmente un diritto acquisito o non lo sono?

In primis corre l’obbligo di specificare in cosa consista un diritto acquisito (o quesito).

L’esempio efficace per spiegarlo in soldoni è quello del diritto del lavoratore ad essere retribuito per le prestazioni già fornite.

E’ una situazione puramente soggettiva che il tempo rende immutabile nonché intoccabile da eventuali modifiche legislative successive (principio di non retroattività).

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Ergo, gli ex parlamentari (i lavoratori, per capirci) reclamano il loro sacrosanto diritto soggettivo acquisito (per le prestazioni già effettuate) violato in sé perché mutato e modificato.

Gli ex parlamentari hanno ragione a lamentare l’illegittimità costituzionale della decisione?

Viste le cose da questo punto di vista sembrerebbe proprio di si.

Le posizioni contrarie al ripristino dei vitalizi parlamentari

A favore del taglio dei vitalizi parlamentari non mancano altre posizioni, altrettanto valide. Provo a sintetizzarle.

1. Sentenza n. 446/2002 Corte Costituzionale. In virtù di esigenze di salvaguardia degli equilibri di bilancio e per mantenere contenuta la spesa previdenziale, il Legislatore può ridurre i trattamenti pensionistici già in esecuzione.

E ancora, il diritto a vedersi erogata la pensione, è vero che non può essere eliminato a livello retroattivo, tuttavia può essere investito da leggi successive non irragionevoli che stabiliscano effetti restrittivi.

E’ doverosa una nota: ricordiamoci che i vitalizi soggiacciono ad atti di regolamentazione interna, solo le Camere possono istituirli e abolirli con apposite delibere.

2. Sentenza della Consulta n. 316/2010. La disciplina dell’adeguato trattamento pensionistico può essere dettata dal Legislatore sulla base del bilanciamento dei valori costituzionali e delle risorse finanziarie da cui si può attingere. Tutto chiaramente garantendo le esigenze minime della persona.

Fondamentalmente, seppure gli ex parlamentari rientrino in una categoria disciplinata da regolamenti interni, si equiparano alla posizione del cittadino (comune) che soggiace alle disposizioni della Legge.

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I parlamentari equiparati all’impiegato pubblico

Stanno trattando i vitalizi come un diritto acquisito per il lavoro già svolto, attenzione, in virtù di un mandato elettivo.

Ma il mandato elettivo è ben altra cosa rispetto al contratto di pubblico impiego.

Una cosa è il vitalizio, una cosa è la pensione ordinaria! Soggiacciono infatti a regolamentazioni e criteri ben diversi.

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E non lo dico io, umilissimo (futuro ex) Avvocato, lo dice la Corte Costituzionale (Sent. n. 289/1994) che assimila i vitalizi ad una forma di previdenza obbligatoria pubblicistica, regolamentata da un regime speciale e non dalla legge ordinaria.

Sulla scorta di questa, la Cassazione, che qualifica a livello tributario i Vitalizi come indennità per cariche elettive (Sent. n. 7631/2017, Sez. Trib. n. 20538/2010 e n. 23793/2010).

In conclusione

Allo stato dei fatti, le due Camere, delegate dalla stessa legge ordinaria a determinare le indennità parlamentari, si auto vincolano.

  • In maniera più rigida applicando la legge che loro stesse congiuntamente sono legittimate a modificare.
  • Poi, oltre a svolgere la funzione normativa primaria, si vincolano in maniera più flessibile attraverso gli atti di regolamentazione interna.

Brevemente, così come è stato introdotto il vitalizio, allo stesso modo solo le Camere congiuntamente hanno il potere e la facoltà di modificarlo o abolirlo.

La domanda che sorge spontanea è: si riuscirà mai ad utilizzare i soldi dei contribuenti per tutti indistintamente ed in egual misura, nel pieno rispetto degli artt. 3 e 53 della Costituzione?

Ma soprattutto, nell’ottica della solidarietà in un momento così difficile?

Almeno Ilona Staller, in arte Cicciolina, si sta muovendo in tal senso: i 10 milioni di Euro che reclama, intende devolverli ai cittadini in crisi (Fonte notizia).

Una mossa politica o di pura solidarietà? Sicuramente una mossa apprezzabile.

– Postilla –

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Sono nata nel '77, Avvocato e scrittrice. Appassionata di arte e musica, di letteratura e retorica, di storia e di filosofia, faccio della creatività lo svago dalle mie passioni. Amante delle parole in ogni loro forma, scritta e non scritta, mi piace scrivere perché, citando Cesare Pavese, riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare ad una folla (Cesare Pavese, 4 maggio 1946).

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